Quasi quattro badanti su dieci (il 33,6%) non usufruiscono pienamente del giorno di riposo settimanale. È uno dei principali dati emersi da L’indagine sull’assistenza familiare in Italia: il contributo degl’immigrati promossa da UniCredit Foundation, in collaborazione con Agenzia Tu UniCredit, e realizzata a cura del Centro Studi e Ricerche Idos.Presentato ieri a Firenze nel corso del dibattito Assistenza familiare e Alzheimer insieme al modulo formativo Aima rivolto agli assistenti familiari stranieri, lo studio evidenzia come gli assistenti familiari (750 mila secondo l’Istat) provengano soprattutto da Romania, Ucraina, Moldova, Filippine, Ecuador, Sri Lanka e Perù.
Gli intervistati hanno una buona capacità di risparmio. Sono infatti in grado di accantonare anche fino a 250 euro al mese. Il denaro guadagnato viene poi in parte spedito, nella maggioranza dei casi, ai familiari nei Paesi d’origine (il 33,6% attraverso canali informali).Il loro livello di istruzione risulta mediamente elevato, con il 26,7% che ha conseguito il diploma e il 18,0% che ha frequentato l’Università. Meno soddisfacente è la formazione specifica ricevuta per la cura delle persone (73,3% risposte negative e 24,7% risposte positive).La grande maggioranza degli intervistati lavora tra le 20 e le 40 ore a settimana (55,6%), una quota consistente (26,2%) lavora tra le 41 e le 60 ore e addirittura non mancano i casi di oltre 60 ore di lavoro (4,0%), come vi è anche chi lavora meno di 20 ore (6,4%). Le mansioni affidate riguardano principalmente la cura delle persone (per il 66,5% degli intervistati) e la cura della casa (per il 63,2%), ma non è di poco conto il lavoro svolto in cucina (33,3%), mentre è meno ricorrente il compito di fare la spesa (7,1%).
La pubblicazione in formato pdf.
https://www.unicreditfoundation.org/content/dam/ucfoundation/documents/publications/Report_immigrazione.pdf