Solo se paghi la tassa......
Dal 1° gennaio chi licenzia una collaboratrice domestica dovrà versare fino a 1.450 euro. La somma si aggiunge al Tfr e alla 13esima e vale per i licenziamenti per giusta causa
MILANO – La riforma del mercato del lavoro, approvata dal governo Monti ha introdotto il cosiddetto “contributo per licenziamento”, una tassa che chi ha assunto una collaboratrice domestica a tempo indeterminato e vuole mandarla via, deve versare per poterla licenziare. La somma che il datore di lavoro deve versare all’Inps può arrivare fino a 1.450 euro e si aggiunge al Trattamento di fine rapporto (Tfr) e alla tredicesima fino a quel momento maturata.
SERVIRA’ A FINANZIARE L’INDENNITA’ PER I DISOCCUPATI. Questa nuova “tassa” vale anche i licenziamenti per giusta causa: quelli che possono scattare, ad esempio, anche quando la colf non si presenta più a lavoro o ha rubato in casa. A sollevare il caso l’Assindatacolf, il sindacato dei datori di lavoro dei collaboratori domestici. Questo contributo servirà a finaziare l’Aspi e la mini Aspi, le due assicurazioni sociali per l’impiego che sostituiscono l’indennità di disoccupazione da primo gennaio scorso.
COME SI CALCOLA LA SOMMA? Per calcolare quanto si dovrà versare all’Inps si deve fare un semplice moltiplicazione. Per ogni anno di anzianità lavorativa vanno considerate 438,80 euro. Se l’anzianità di servizion è inferiore all’anno, andranno conteggiati soltanto i mesi effettivamente lavorati. Dunque, sei mesi di lavoro come colf corrispondono alla metà della quota: 241,90 euro. In ogni caso non è possibile conteggiare più di tre anni: con un tetto di 1.451,40 euro. Questa è infatti la “tassa” massima da versare all’Inps per chi ha una lavoratrice domestica da tre anni o più e intende licenziarla.
Fonte: www.tg1.rai.it